Lo scorso mese di maggio ho finalmente esaudito un grande desiderio che da anni avevo nel cuore: un viaggetto in Umbria, una regione che ho già visitato in passato. Assisi, Gubbio, Perugia hanno senza dubbio il loro fascino, ma questa volta abbiamo lasciato le classiche mete e come prima tappa abbiamo sostato a Piediluco, un ridente paesino di origine medievale, situato sulle sponde del lago omonimo, famoso per essere la sede di ritiri, stage e allenamenti degli atleti di canottaggio.
Il piccolo lago, che ricorda nella sua forma e nei suoi colori i laghetti alpini, è circondato dal verde dei boschi ed infonde pace e serenità
Il paesino che si affaccia sulle sponde del lago è un piccolo gioiello, non a caso inserito tra i borghi più belli d' Italia.
Le colorate casette, accatastate le une alle altre, sono appena separate da vicoli, archi e caratteristiche scalette,
La Chiesa di san Francesco fu edificata intorno al 1338, a ricordo del passaggio del Santo.
Piediluco è inoltre una tappa della Via di San Francesco, un cammino che parte dal Santuario della Verna, dove Francesco ricevette le stigmate e termina a Greccio o a Roma.
Il lago alimenta, insieme alle acque del fiume Velino, la cascata della Marmore, la seconda tappa del viaggio.
Costruita dai Romani per bonificare un'area paludosa, con i suoi 165 metri di dislivello, è considerata una delle maggiori attrazioni naturalistiche dell' Italia. Inserita in un grande parco naturale è accessibile dal basso (belvedere inferiore) o dall' alto (belvedere superiore).
Un suono di sirena che annuncia l'apertura delle paratie che regolano la portata dell' acqua ci fa correre verso il belvedere superiore.
All' inizio la cascata non ci entusiasma granchè
ma man mano che la portata dell'acqua aumenta la cascata cambia aspetto e diventa spettacolare!
Spruzzi d'acqua e il fragore delle acque ci accompagnano mentre dal belvedere superiore scendiamo da uno dei numerosi sentieri che attraversano il parco verso il belvedere inferiore
Un serie di ponticelli e percorsi guidati permettono di ammirarne la bellezza da vicino e immancabilmente ci ritroviamo bagnati dagli schizzi d'acqua e dall' umidità.
Nel pomeriggio raggiungamo Cascia. Mia mamma mi ha trasmesso una grande devozione a Santa Rita, la Santa dei casi impossibili. Non avevo però mai visitato i suoi luoghi natii, e finalmente quest'anno se ne è presentata l'occasione.
Cascia è un piccolo paese di origine medioevale sulle montagne umbre. La Basilica dedicata alla Santa, è situata proprio al centro del borgo, accanto al Monastero in cui Santa Rita visse dopo aver preso i voti.
L'interno del Monastero non è più visitabile a causa delle lesioni provocate dal terremoto degli scorsi anni. Abbiamo visitato il cortile interno dove si trova il pozzo a cui la Santa attingeva l'acqua e la vite miracolosa, nata da un secco ramoscello e che ancora oggi fruttifica. Inoltre in un locale sono stati riuniti alcuni cimeli storici quali l'anello nuziale della Santa, il Suo Rosario e la Cassa Solenne che ne ha contenuto le spoglie per ben tre secoli.
La parte per me più emozionante è stata la visita a Roccaporena, il paese dove nacque e visse Santa Rita prima di entrare in Convento. Roccaporena dista pochi chilometri da Cascia percorrendo una strada che si inerpica sulla montagna.
Tutto qui la ricorda: la casa in cui nacque
e quella in cui visse con il marito e i due figli, che ora è una piccola chiesa
l'orto dove avvenne il miracolo delle rose, appena sopra il paesino e raggiungibile con un comodo sentiero
ed infine lo Scoglio della preghiera, dove la Santa si recava giornalmente per pregare. Lo scoglio domina il paese e il sentiero per raggiungerlo è diventato una Via Crucis percorsa giornalmente da numerosi pellegrini.
Ci si lascia alle spalle il vociare dei turisti scesi dai pullman, i negozi di souvenir, i ristoranti che offrono specialità del posto e ci si immerge nel silenzio e nella preghiera.
Roccaporena si allontana sempre più e dopo un'oretta di cammino siamo alla sommità del monte
Qui siamo accolti da una semplice Cappelletta che racchiude al proprio interno la roccia su cui la Santa pregava e sulla quale sono visibili i segni lasciti dai suoi gomiti e dalle ginocchia. Rita raggiungeva questo luogo per sentirsi più vicina a Dio e veramente la sensazione, una volta arrivati a questo luogo santo, è proprio quella . La presenza di Dio si avverte nella bellezza del luogo, nella spiritualità che lo avvolge, nella natura che ci circonda, nel soffio del vento.
Santa Rita ha vissuto una vita normale ed ha provato le gioie e i dolori che la gran parte delle persone provano: è stata moglie, madre, vedova, ha provato l'immenso dolore della morte dei figli, ha sopportato il male che le minava il fisico, e sicuramente questa sua "normalità" la avvicina ai nostri cuori rendendola partecipe delle nostre gioie e dolori.