Lo scorso fine settimana ho partecipato ad un interessante
corso intensivo di cesteria. Una full immersion di due giorni per imparare a
costruire i cesti, partendo dalla raccolta e cernita dei materiali che si
utilizzano per costruire la struttura e per l’intreccio per giungere poi alla vera e propria
realizzazione di un cesto.
Il corso organizzato dall’ Ecomuseo di Malesco in
collaborazione con il Museo dell'acqua "Acquamondo" di Cossogno è stata una
piacevole occasione per scoprire questa antica tecnica.
Il nostro istruttore ci ha dapprima condotti nel bosco e ci ha insegnato a
scegliere i materiali più adatti spiegando che questi variano da zona a zona: da noi si utilizzano
prevalentemente il nocciolo e il castagno. Dopo aver quindi raccolto un certo numero di polloni ci siamo recati nella sede dell’ Ecomuseo e lì abbiamo iniziato il vero e
proprio lavoro, ricavando dal nocciolo le “lencistre”, una parola di origine
dialettale per definire delle lunghe e sottili strisce di legno che si utilizzano per gli
intrecci. Un
lavoro certosino ma molto rilassante, che mi ha trasportata con la mente in un mondo ancestrale dove si viveva con niente.
Le lencistre una volta prodotte devono essere fatte seccare e poi al momento
dell’utilizzo messe a bagno per ridare al legno l’elasticità che serve per eseguire gli
intrecci del cesto, ma noi per esigenze di tempo abbiamo utilizzato direttamente le lencistre appena fatte.
Successivamente siamo passati alla costruzione del cesto: su una base tonda si praticano i fori
Successivamente siamo passati alla costruzione del cesto: su una base tonda si praticano i fori
dove saranno inseriti i “montanti” di salice, un
albero che non si trova in Valle ma di facile reperibilità nelle
zone limitrofe. Il nostro maestro infatti ci ha gentilmente riforniti di rami di salice di differenti varietà.
Il sistema si può paragonare a quello della tessitura dove i
montanti fungono da ordito attorno ai quali vengono intrecciati i fili della
trama, in questo caso le lencistre di nocciolo alla base e i rami di salice per
la parte rimanente.
Il risultato finale è questo bel cesto che conserverò gelosamente
come ricordo del mio primo esperimento di cesteria, sperando che a questo ne seguano
altri.
Le due giornate sono letteralmente volate, in un clima di
allegria e collaborazione e per quanto mi riguarda in una sorta di simbiosi con
il mio papà (di cui ho già parlato in questo post) che tanto amava e praticava questa tecnica e che io stupidamente, come
si fa tante volte negli anni della giovinezza, non apprezzavo e condividevo.
Un grazie va al giovane istruttore che ha saputo guidare il gruppo con
perizia e competenza trasmettendo oltre alle conoscenze tecniche e pratiche
anche la passione e l’entusiasmo per
questa antica arte.
Ed ora tutti alla ricerca dei noccioli!
Anche il mio papà, tra le molteplici arti che conosceva e praticava,aveva pure questa e ancora nella stanza dei miei figli c'è un cestino fatto da lui che contiene i giocattoli più piccoli. E' un'arte antica, che dev'essere salvaguardata. Brava tu...e lodevole l'iniziativa.
RispondiEliminaCarissima anche il mio papà aveva le mani d'oro, aggiustava tutto sapeva lavorare il legno e il ferro in modo magistrale, mi sono riletta il post sul tuo papi e mi sono commossa.....bellissimo il tuo cesto e l 'esperienza che hai saputo vivere e condividere con noi....ciao MGrazia
RispondiEliminaChe meraviglia. Complimenti.
RispondiEliminaAdriana è meraviglioso!!! Bravissima!! Che bel corso...che bella esperienza deve essere stata!!!!!! Immagino che buon profumo di legno oltretutto...
RispondiEliminaUn abbraccio grande😘
quanti ricordi, li facevo anch'io!!Sono bellissimi!
RispondiEliminami fai ricordare di quando mia zia mi insegnare a intreggiare le sporte da piccolina e rimanevo incantata a vederla lavorare...
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