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venerdì 31 gennaio 2014

La rusimàa della nonna Paci.

Mia nonna si chiamava Pacifica, Paci per gli amici e soprattutto per il marito.
Ma nulla aveva di pacifico, al contrario, era un vulcano in continua eruzione.
Dinamica, energica, scaltra, generosa  e interessata a tutto ciò che nel mondo accadeva (leggeva ben due quotidiani: La Stampa e la ormai scomparsa Gazzetta del Popolo, generalmente la mattina presto perché amava alzarsi in orari  antelucani); quindi  in anteprima avevamo da lei   le news, con i suoi coloriti commenti, soprattutto quando   il governo votava per emanare qualche nuova tassa!
Le numerose gravidanze (ben otto) e la vita dura, soprattutto negli anni della sua infanzia, lei che, orfana di madre in tenerissima età,  a soli otto anni dovette lasciare la sua amata Valle per recarsi a Parigi, al seguito di una famiglia benestante a fare la "serva", ne piegarono il fisico, ma non l'energia e la voglia di fare.
Con il nonno formava una coppia anomala: lei piccola, minuta, uno scricciolo; lui grande e grosso, un gigante. Per non parlare poi del carattere: al contrario della nonna il nonno era  tranquillo, serafico, ottimista e in un certo senso ingenuo. Falegname molto apprezzato ma, a detta della nonna, incapace di farsi pagare:  " Tira su i conti Cechin che domenica andiamo a portarli".
Il nonno non ci sentiva tanto da quell'orecchio e la tirava per le lunghe, si vergognava di chiedere i soldi, e ottimista com'era diceva sempre che qualche Santo avrebbe provveduto, con la rabbia della nonna che pensava alle numerose bocche da sfamare.
Nonostante le loro differenze la loro unione fu serena e duratura tanto che riuscirono a festeggiare anche i 50 anni di matrimonio, contornati dai figli e numerosi nipoti che erano giunti a rallegrare la loro vecchiaia.
 Oggi, complice il fatto di essere riuscita ad avere delle uova fresche, mi sono ricordata di quando, bambina, la nonna mi preparava per merenda la "rusimàa" con le uova  delle galline della Fifin, una anziana signorina che ogni settimana  ci riforniva la dispensa di uova. Sono ritornata indietro nel tempo, ho aperto i cassettini della memoria e, non ci crederete,  sentivo anche in bocca il gusto della rusimàa, che da tanti anni non assaggiavo più, e detto fatto me la sono preparata.
 Per una persona:
 1 uovo rigorosamente freschissimo.
 Battere la chiara a neve ben ferma
Unire il tuorlo e due cucchiaini di zucchero e
mescolare
Gli adulti possono aggiungere un goccio di caffè
Ed infine aggiungere qualche pezzettino di pane.
Vi garantisco è una merenda da re!


















6 commenti:

  1. Che dolci memorie.... E che merenda semplice e gustosa!!! Grazie di condividere con noi questi pensieri e' sempre un piacere leggerti!!
    Ti abbraccio
    Francesca

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  2. ciao Adriana... vuoi sapere una cosa curiosa: mio nonno mi chiamava "Pacifica"!!!! e quella ricettina "tiramisù" di cui tu parli noi la chiamiamo "Rusùmada"...
    bacio grande
    patri

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  3. Adoro leggere e ascoltare storie come la tua, è bello vedere che c'è chi come te fa rivivere ricordi e fa riscoprire sapori di un tempo ma che sono genuini e salutari come pochi. Non conoscevo questa "merenda" e sono contenta tu ce l'abbia insegnata e sta certa che me la faccio e la proporrò anche al pargolo alto m. 1.90. Grazie Adriana e buon fine settimana. Paola

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  4. Ciao Adriana,ho letto il tuo post tutto d'un fiato...bellissimo!
    Adoro questi spaccati di vita,che poi si assomigliano tanto fra loro,da nord a sud...anche la mia nonna ha avuto 9 figli,anche lei era un vulcano e piccina a differenza di mio nonno che era alto e taciturno.
    Questa ricettina mi stuzzica,la proverò!
    Buon inizio di settimana,Letizia

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  5. mi hai fatto ritornare indietro col tempo quando da piccina ascoltavo i racconti della nonna Rosina e quei magnifici zabaioni....che mi faceva....grazie di aver condiviso questi preziosi ricordi.glo

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