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martedì 19 marzo 2013

Auguri papà


Mario, il mio papà,  se ne è andato in silenzio, come aveva vissuto, 28 anni fa e anche se la sua vita è stata breve,  ha tracciato una strada  sulla quale continuiamo a camminare saldamente, grazie ai suoi insegnamenti.
La sua vita è stata sì breve, ma molto intensa. Giovanissimo, baldo e fiero alpino, dovette partire per la guerra, preso prigioniero trascorse quasi due anni nelle miniere di carbone della Westfalia,  dove fu  liberato dagli americani . Orfano di madre in giovane età, aveva nella religione e nella famiglia i capisaldi della sua vita.
Uomo di poche parole e di grandi silenzi, sposo e padre tenerissimo,  uomo di grande rigore morale e di enorme fede ha saputo indirizzarmi sulla strada della vita inculcandomi quei valori di onestà, rettitudine e semplicità che ancora oggi sono i pilastri su cui si fonda il mio cammino e che a mia volta ho cercato di trasmettere ai miei figli.
Mio padre nel suo genere era un artista; accanto al lavoro di capostazione che ci dava da vivere, coltivava le sue grandi passioni, sempre rigorosamente a contatto con la natura: appassionato cercatore di funghi (era rimasta famosa la volta in cui trovò in poco più di mezza giornata un gerlo di funghi), di cui conosceva tutte le specie, ma raccoglieva e mangiava  rigorosamente solo porcini: “mi ai mangi mia” (1) rispondeva lapidario a chi gli chiedeva consiglio sulla cottura di altri funghi commestibili. Ricordo con tenerezza  il rito della pulizia dei funghi, che ci coinvolgeva tutti:  mamma doveva preparare il tagliere e le cassette per l’essicazione, lui dava il filo al suo coltellino “messer” come lo chiamava  , in ricordo dei giorni passati in Germania,  noi bambini gli porgevamo i funghi e lui con delicatezza , come trattasse la cosa più preziosa al mondo, cominciava a pulirli con la pezzuolina bagnata e  ad affettarli per poi deporli nelle cassette di legno, senza dimenticare ogni volta di ricordarci che “la prima pulizia và fatta nel bosco, bambini, così la semenza rimane lì, pronta a darci l’anno prossimo altri funghi, non come quelli che vanno nel bosco  e i stropan si anca i radiisc”(2).
Le sue uscite  nei  boschi non erano mai infruttuose, quando non c’erano i funghi c’erano le fragole, i mirtilli, i dolci lamponi, i fiori di tiglio per preparare le tisane, le gemme di pino per fare lo sciroppo per la tosse, la radice di genziana per il digestivo migliore del mondo anche se “gram cume ul toscich”(3),i rami di nocciolo, flessibili e adatti a intrecciare i cesti, pezzi di legno da bruciare in inverno, insomma ritornava sempre con qualcosa tra le mani.
Altra sua passione era l’orto che coltivava con  amore e competenza…..dalla vangatura alla semina, dall’ eradicazione delle erbacce alla raccolta tutto era svolto da lui con meticolosa perizia, e ricordo la sua gioia quando il raccolto era abbondante ed il suo rammarico, invece, quando una grandinata o una  brutta stagione rovinava il raccolto “quant teemp bitù via”(4).
Negli ultimi anni della sua vita si riscoprì abile artigiano ed ecco   dalle sua mani uscire gerlini, cestini piccoli e grandi, gerloni per il fieno, rastrelli,…… gli oggetti in miniatura poi venivano tutti sistemati sopra una grossa corteccia, che diventava una piccola mostra degli oggetti di uso quotidiano nella civiltà contadina.
Zio tenerissimo di una miriade di nipoti (alla nostra tavola non mancava mai qualche nipotino “invitato speciale” ), nel momento in cui la vita gli permise di coronare il suo grande sogno di diventare nonno, di una bimba, come lui desiderava ardentemente, insorsero i primi segni della malattia che in poco tempo lo consumò.
Quanti anni sono passati…..dicono che il tempo mitiga il dolore, non è vero, secondo me  lo trasforma….da rabbia cieca contro tutto e contro tutti a struggente nostalgia, quella che provo osservando certe sue espressioni in mio fratello, o quando nell’orto lo rivedo in Angelo chino a strappare le erbacce, o in baita quando penso a come sarebbe stato felice ad averne una tutta sua.
Da tanti piccoli segni sò che mi è vicino, ma soprattutto è vicino ai suoi nipoti, all’unica che ha conosciuto in terra e agli altri che ha conosciuto dal cielo, so che ogni giorno, dal bosco incantato in cui il Signore sicuramente gli ha permesso di stare, segue con occhi attenti  i nostri passi, una mano posata sulle nostre spalle, continuando  così a vivere in noi.
AUGURI PAPA'
Traduzione dal dialetto:
(1)  Io non li magio.
(2)  non come quelli che vanno nel bosco e strappano anche le radici
(3)  amaro come il veleno
(4) quanto tempo buttato


Alcuni dei suoi lavori





 




9 commenti:

  1. che bella descrizione....man mano leggevo mi sembrava di vederlo.....tanto amore in poche parole....con affetto.glo

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  2. Hai ragione il dolore invecchia, cambia forma , ma resta sempre lì.

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  3. Adriana, mi hai emozionata davvero tanto. Quanto amore in questo post, una vita intera raccontata con poesia e nostalgia. Hai ragione, il dolore per la perdita di chi amiamo è terribile, non passa mai, si trasforma sì questo è vero, ma il dolore resta nel più profondo del nostro cuore. Lo so bene, molto bene. Ma è anche vero che come possono, coloro che ci hanno lasciato "solo momentaneamente" come voglio credere io, stanno al nostro fianco sempre, e ci amano anche di più di quando erano in vita. Dedico a te ciò che disse S. Agostino, qualcosa che ho fatto mio unitamente ad altri suoi aforismi da alcuni anni "I nostri cari che ci hanno lasciato non sono degli assenti: sono degli invisibili che tengono i loro occhi pieni di gloria fissi nei nostri pieni di lacrime."Un forte abbraccio. Paola

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  4. Carissima Adriana, leggere questo post mi ha toccato nel profondo del mio cuore, hai descritto così bene il tuo papà, e ancora una volta ho rivisto il mio. Sono passati tanti anni, un'auto all'improvviso me lo ha portato via. Ancora oggi quando ci penso il dolore è forte. La nostra consolazione penso sia quella di aver avuto genitori così e di aver vissuto con loro abbastanza tempo da lasciarci in eredità tanti bellissimi ricordi e tanto amore.Ti abbraccio.

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  5. Il posto Adriana...è splendido!
    Davvero la descrizione...complisce il cuore...anche io come Dani, non ho più il papà, perso da troppo tempo, leggervi è "cuore e amore"!
    Un forte abbraccio. NI

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  6. Se il mio primo ricordo d'infanzia è quello del suo sorriso, un motivo deve pur esserci. Che bel post mamma, mi hai fatta piangere...

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  7. Un post bellissimo Adriana!
    Mi sono commossa!
    Con poche righe hai descritto una vita colma di amore, dolcezza e passione!
    Un abbraccio,
    Letizia.

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  8. Quanta tenerezza a quanto affetto traspare da queste tue righe....
    Anche il mio psps e' mancato, ormai sono trascorsi quasi 12 anni e come dici tu e' sempre con me e gli insegnamenti che ci hanno dato ci accompagnano sempre.. a me piace ricordare queste persone care che non sono piu' con noi come delle presenze che sono "nella stanza accanto"
    Buon w.e.
    Patri

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  9. Un papá meraviglioso di una meravigliosa figlia.
    Grazie per questa condivisione.
    mimma

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